Un duo che ha dentro l’anima di una band: gli Shaft. La musica è quella di un altro tempo e di un altro luogo,eppure attualissima, le atmosfere rarefatte invitano alla meditazione, a soffermarsi per cercare uno squarcio oltre fitte cortine grigio Londra. Il disco è appetibile per tutti coloro che hanno amato certe melodie prog, e sono ancora in cerca di reminiscenze,per quelli che le inseguono nel vederle disegnate come volute curiose di fumo appese all’aria e che hanno ancora molto da ascoltare e voglia di emozionarsi. Buone idee che stanno per decollare, spunti che sono molto più che una sperimentazione,e l’affiatamento è palpabile. Le chitarre dialogano,si appoggiano,si rincorrono, divertendosi, a volte ricamano suoni improbabili. Stereotipi, luoghi comuni e suggestioni ingannevoli restano fuori, tutto qui ha un sapore originario, gli Shaft non si lasciano contagiare che dalla loro stessa originalità, hanno del proprio, hanno la curiosità del viaggio, della contaminazione, delle atmosfere di paesi anglosassoni, hanno l’energia di un rock il cui suono autentico troppe volte è stato messo in cantina dalle giovani generazioni. E invece il duo è giovane e la storia del rock cova dentro il suo DNA come un fattore naturale. La voce che ascoltiamo è profonda e introspettiva, a tratti dolente, ricorda il vortice liquido che ingoia Jeff Buckley l’istante prima della fine, ritaglia il profilo di Jim Morrison come farebbe un artista consumato a Montparnasse, regala un’evocazione vibrante di David Sylvian, e intanto la penna dell’autore è ricercata ed elegante,fa un uso della parola affinato e consapevole, sostanzialmente poetico. ”Danzare di lama volubile, un inferno solubile nella neve più lieve il mio corpo attraverso” “Una lacrima tenera ricama vertigini…passi ripidi salgo nuvole fragili…” Le liriche rappresentano quasi un vertice per quanto plastiche, prestate a un’ indagine interiore di cui ancora tutti sentiamo il bisogno per un riscatto,un rituale, un esorcismo . Possiamo ben sperare per gli Shaft, la strada è tracciata, il loro “sogno elettrico” sembra aver già trovato la giusta direzione e delineato un futuro radioso per questa band cui va il nostro più caloroso saluto e il più sentito in bocca al lupo!
di Cristina Grandoni